Carissima Anna e amici tutti dell’associazione Pippo c’è
non so ancora bene il perché mi ritrovo a salutarvi e scrivere queste righe.
Ho conosciuto Pippo, e scelgo di chiamarlo così perché un amico si chiama col soprannome, qualche giorno fa e non ho mai sentito una presenza più vicina di lui.
Tempo fa chiesi di passare del tempo in convento per completare un percorso di discernimento spirituale iniziato circa un anno fa. Lo scorso weekend mi trovavo nel Santuario di Motta di Livenza (TV) e avevo notato un pacco in sacrestia. Sabato il rettore lo apre e legge la lettera di accompagnamento. La busta conteneva il gradito omaggio dell’Associazione con alcuni testi, che mi fece subito consultare.
Presi in mano quello della Novena del giovane cristiano e da lunga esperienza come educatore in AC notai subito, sfogliandolo velocemente, quanto bene era fatto, come era studiato nella scelta dei testi e nelle riflessioni. Mi ha ricordato il mio modo di preparare veglie, incontri e campi-scuola quando ero in AC.
Curato nei minimi particolari, dalla grafica ai testi perché… quando si fa qualcosa per gli altri, chiunque siano, si deve fare in un solo modo: meglio che si può! E anche se non è perfetto Dio vede che hai fatto “del tuo meglio”.
Poi presi in mano la storia di Pippo, breve ma intensa. Ho letto quel libricino tutto d’un fiato. Una storia intensa di un profumo tutto particolare: profumava di gioia, di pace interiore… profumava di Dio!
Ho 38 anni e ciò che mi accomuna prima di tutto a Pippo è che anche io faccio parte della mitica annata 1983. Anche io ho studiato come ingegnere e architetto, senza purtroppo giungere al termine degli studi in quanto stavo seguendo una strada che non mi apparteneva. Prima di affrontare la dura scelta di lasciare l’università dentro di me mi ripetevo: forse Dio non mi sta chiedendo di diventare architetto, ma forse Dio mi sta chiedendo di diventare “Architetto di persone”. In questo percorso pensavo spesso a San Francesco: anche lui aveva sbagliato a capire quando il Signore gli rivolse l’invito “Ripara la mia Casa” e lui si mise a raccogliere pietre per sistemare San Damiano.
Ho dovuto ovviamente rimboccarmi le maniche, trovarmi un lavoro, ma non sono mai stato veramente felice. Non riuscivo a vedere in me la vocazione per il quale ero stato creato e quindi sopravvivevo.
Un lutto in famiglia mi ha riportato alla vita: ho iniziato a frequentare una piccola Chiesa la cui S. Messa quotidiana combaciava con i miei orari di lavoro. Alla S.Messa si sono aggiunti piano piano i vespri, l’ufficio delle letture e poi le lodi. Credendo di vedere in me una vocazione religiosa ho inseguito quella strada finché non mi è stata preclusa… quanto dolore ho provato! Ma Dio non mi ha lasciato solo… te lo manda sempre un angelo, SEMPRE!
Venerdì notte, parlando con un frate amico ho capito una cosa importantissima: la vocazione deve essere indipendente dalla scelta di vita. La scelta di abbracciare un ordine religioso piuttosto che un altro può essere espressione della propria vocazione, ma non è il punto focale! Ho iniziato così a ripensare alla mia vita togliendo del tutto un’ottica di consacrazione religiosa, ai doni che il Signore mi ha dato, a ciò che mi rende unico e… ho visto chi sono!
Ed è qui che è arrivato Pippo. Grazie a Pippo e alla sua incrollabile fede ho capito che la Formazione è alla base della mia vita. Pippo non è stato solo un Educatore, come lo sono stato anch’io per molti anni, ma è molto di più. Ed è leggendo quel libricino che ho capito che ciò che ho a cuore di più al mondo è la Persona che va amata per ciò che è, con la sua storia, con i suoi difetti, per i suoi errori, ma soprattutto va aiutata a scoprire i doni che il Signore le ha dato. Oggi, a Dio piacendo, è questa la direzione che voglio dare alla mia vita ed è per questo che in questi giorni ho maturato la scelta dell’iscrizione alla Facoltà di Teologia.
E so che accanto a me ho un Angelo custode di nome Pippo!
Ho imparato a vedere, a capire, che “il caso non esiste” (non perché ho visto Kung Fu Panda). Viviamo in un mondo in cui Dio ci manda continuamente dei segnali, ma troppo spesso siamo offuscati dal nostro ego da non volerli vedere. Credo che se non fossi stato in quel luogo in quel momento Pippo ed io non ci saremmo mai conosciuti.
Quando padre Mario mi ha offerto quei libri e mi ha chiesto che ne pensavo avrei potuto prenderli, portarli in camera e leggerli chissà quando. Invece un’ispirazione mi diceva “Chi sei Filippo Gagliardi?” e lessi tutto subito, in piedi.
Immagino che sia la stessa ispirazione che hanno avuto gli amici dell’Associazione nello spedire quella busta…
Carissima Anna
dalle foto pubblicate appare una limpidezza luminosa nel tuo volto. Solo tu potevi essere la moglie di un angelo! Prego per te e il piccolo Luca. Di sicuro siete attorniati da tanti amici che non credo proprio che sentirà la mancanza di un Padre.
Spero di conoscervi personalmente un giorno.
Chiudo dicendo che anche io “avrei voluto dirgliene quattro…” molte volte. Fino a quando ho imparato che prima di dirgliele dovevo dirgli innanzitutto GRAZIE! E Pippo lo sapeva!
E oggi il mio grazie è per avermi dato come compagno Pippo, vivo e vero, che mi sta aiutando a “preparare i bagagli” in questi giorni per il viaggio che affronterò nei prossimi anni.
Vi auguro ogni bene nel Signore.
Daniele
Garda